lunedì 19 agosto 2013

Come deve essere il CV di un aspirante traduttore?

Tra le varie modifiche apportate al mio blog negli ultimi giorni, c'è stata l'aggiunta della pagina del mio Curriculum Vitae. Ho pensato di caricarlo per dare ad altri studenti o neolaureati uno spunto per la compilazione del proprio. Faccio però una premessa: non pretendo assolutamente che il mio CV sia il modello perfetto da seguire e imitare, né tantomeno l'unico modello di CV per un traduttore o un aspirante tale. Questo è il MIO modello personale, che ho costruito dopo mesi di vagabondaggi sul web (proz.com, kommunika e altri blog di traduttori) a caccia di consigli e dritte su come costruire al meglio il proprio curriculum e che SECONDO ME può andare bene per presentare le competenze di una LAUREANDA che si propone sul mercato della traduzione, e non di un traduttore professionista. Detto questo, spero davvero che questo post possa essere d'aiuto a chi brancola ancora nel buio.


Tutti i curriculum che ho scritto precedentemente erano basati sul modello europeo, ma a parer mio è un modello ormai obsoleto, o comunque un modello "freddo", che non permette alle persone di presentarsi per come si è veramente e valorizzare le proprie esperienze e competenze. Sembra quasi un modulo da completare in fretta e furia, tanto per fare, senza poterci mettere del proprio. È per questo che nel momento in cui mi si è presentata l'occasione di scrivere il mio primo vero CV da aspirante traduttrice non ho esitato a cestinare il modello europass e a iniziare a leggere su internet i curriculum dei traduttori già avviati. Ho visto fin da subito che erano scritti per esteso, divisi in molti paragrafi, ciascuno con il proprio argomento: titoli di studio, partecipazione a giornate di formazione o a corsi di aggiornamento, servizi di traduzione, servizi di interpretariato, altre esperienze di lavoro e così via.
Dividere il proprio curriculum in settori mostra le competenze e conoscenze di una persona con assoluta chiarezza, dà un'idea precisa di quello che è stato il suo percorso negli anni e permette al candidato di parlare di sè e di esprimersi in un modo che sarebbe sarebbe stato impossibile con l'europass. Inoltre i programmi informatici di scrittura semplificano di molto la compilazione offrendo vari modelli tra cui scegliere, in modo tale da potersi esprimere anche nella strutturazione e nella grafica (aspetto non da trascurare secondo me). Un curriculum infatti, qualsiasi tipo di curriculum, deve risultare strutturato e piacevole da leggere. La cosa più importante però è che così facendo si permette agli studenti e ai neolaureati di valorizzarsi al massimo, in quanto esalta le loro competenze e punti di forza nonostante nella gran parte dei casi l'esperienzia sia quasi o del tutto assente e per fare colpo si possa contare solo sulla formazione. 

Innanzitutto, quello che si sta per scrivere è il curriculum di un TRADUTTORE, perciò è fondamentale che tutto sia incentrato sulle lingue e sulla traduzione stessa. Di conseguenza, come prima cosa il candidato deve presentare, dopo le informazioni personali, le proprie competenze linguistiche. Della serie: "Ciao mi chiamo Miriam, voglio fare la traduttrice e queste sono le mie lingue di lavoro!" Questo è uno dei motivi principali per cui ho escluso a priori l'europass: relegava le competenze linguistiche al fondo, in una tabellina immeritevole giusto prima delle conoscenze informatiche. Questo per noi traduttori è inaccettabile, perchè sono proprio le competenze linguistiche la base del nostro lavoro (e quindi quello che ci darà da mangiare).
Dopo i titoli di studio, ho inserito il paragrafo "Partecipazione a corsi di formazione", per risaltare il fatto che non mi limito a frequentare i corsi dell'università e a laurearmi, ma che sono interessata a partecipare anche a seminari sulla traduzione, a conoscere colleghi, a crearmi una rete.
Come ho detto prima, tutto deve ruotare attorno alle lingue, perciò è bene evidenziare tutte le proprie esperienze di lavoro (soprattutto quando non se ne ha molta nella traduzione), ma soprattutto è importante risaltare quelle che hanno a che fare con le lingue. Nel mio caso, ho deciso di creare un vero e proprio paragrafo intitolato "Esperienze di insegnamento", in quanto per anni mi sono dedicata alle ripetizioni di inglese, tedesco e spagnolo e questo, sebbene non c'entri direttamente con la traduzione, mostra la passione che ho per le lingue. Per quanto riguarda invece i veri e propri servizi di traduzione, pochi o tanti che siano, è necessario inserirli subito dopo i paragrafi sulla formazione, spiegando brevemente che tipo di servizio si è svolto e per chi. Fa in generale una bella impressione una collaborazione di volontariato con una onlus o altre organizzazioni no-profit; ce ne sono molte che hanno bisogno di qualcuno che traduca documenti di qualsiasi genere e per uno studente è un ottimo modo per fare esperienza in assenza di lavoro.
Infine, negli interessi e attitudini il candidato non sta soltanto dicendo che gli piace strimpellare la chitarra e fare passeggiate a cavallo nella natura. Sta dicendo che suona uno strumento e probabilmente ha anche una conoscenza approfondita del settore della musica con tutti i suoi annessi e connessi, il che lo rende particolarmente adatto a traduzioni riguardanti quel settore. 

Sono sicura che questo curriculum non è completo, mancano molte cose che le agenzie vorrebbero sapere sui propri candidati, come le loro tariffe e se si ha partita IVA o se si lavora in ritenuta d'acconto. Ma sono aspetti che non ho ancora affrontato nel mio percorso perciò ritengo di non poterli ancora inserire nel mio curriculum. Lo scopo di questo blog è proprio quello di condividere le mie esperienze "in tempo reale", senza anticipare niente, per raccontare il passaggio dal mondo in vitro dell'università a quello del lavoro.
Così non mi resta che lasciarvi alla visione del mio CV!

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